fbpx
Dott. Michelangelo Montaina

Ipertensione arteriosa resistente e secondaria

Si parla di ipertensione arteriosa resistente quando, nonostante una terapia anti-ipertensiva con almeno tre classi farmacologiche diverse (una delle quali rappresentata da un diuretico) al massimo dosaggio tollerato, persistono valori di pressione arteriosa superiori a 140/90 mmHg.

In questo caso bisogna sempre escludere cause secondarie che possono essere responsabili di questo fenomeno, ovvero cause di ipertensione secondaria.

Quest’ultima affligge fino al 10% dei pazienti affetti da ipertensione arteriosa con un’incidenza ancora maggiore nei pazienti con ipertensione resistente.

Le cause di ipertensione arteriosa secondaria sono diverse e l’età dei pazienti al momento dell’insorgenza di tale condizione può indirizzare la diagnosi: nei bambini e negli adolescenti infatti le cause più frequenti sono la coartazione aortica e la stenosi aortica toracica distale o addominale. Negli adolescenti e nei giovani adulti bisogna prendere in considerazione condizioni quali il feocromocitoma e il paraganglioma. Nei soggetti adulti o anziani le cause più frequenti possono essere la stenosi dell’arteria renale, l’iperaldosteronismo primitivo, la sindrome di Cushing.

Condizioni come la nefropatia parenchimale, l’iperparatiroidismo e la sindrome da apnee ostruttive nel sonno (OSAS) possono essere cause di ipertensione secondaria a tutte le età.

Identificare la causa di ipertensione secondaria quanto prima possibile è di fondamentale importanza: la correzione dei valori pressori mediante terapia medica o chirurgica, quando necessaria, nei soggetti di età <40 anni può portare a una completa normalizzazione dei valori pressori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *